Ma davvero non vedete il nesso tra la strage di Genova e quella di Civita? Davvero non ne cogliete l’intimo legame? Continuiamo a costruire strade e a finanziare grandi opere, rimpinguiamo di anno in anno il bilancio della Difesa a discapito di ciò che conterebbe davvero.
Non facciamo manutenzione delle cose che già esistono perché ci piace inaugurare, esibire, esagerare. Non facciamo manutenzione nemmeno di ciò che ci circonda, del territorio su cui poggiano le nostre vite precarie. Ed ogni inverno viene giù un pezzo di montagna, un fiume sempre più imbrigliato dal cemento si incazza e si ingrossa, frana una scuola mal costruita, un viadotto…
Il nesso c’è ma non ci importa guardare, perché osservare richiederebbe tempo e lungimiranza, perché aggiustare e riparare non fanno più parte del nostro vocabolario, non vi è traccia alcuna in quello dei nostri politici.
La politica, manca. Quella nobile azione dell’uomo che è stata un vanto e un onore per chi l’ha sempre fatta con onestà e passione e che oggi è sinonimo di insulto o privilegio, roba per poveri illusi. Come siamo arrivati fino a questo punto? Come è ancora possibile cambiare scenario, parole, azioni?
Io non ho le risposte, le cerco ponendo domande, sperimentando tanto, sbagliando pure. Occorre un cambio di paradigma, uno scarto netto, una prospettiva altra da qui.
Ripartiamo dalle persone per bene, che fanno bene le cose, che le cambiano in meglio, per loro e per chi li circonda. Ripariamoci dall’algoritmo del brutto, dalla dittatura dell’arroganza. Ricominciamo da questo punto, avendo cura di come ci comportiamo con il prossimo, facendo manutenzione del nostro essere cittadini del mondo. Quel mondo che dobbiamo cambiare e che cambia se iniziamo a farlo.