Voglio fondare un’agenzia dello star quieto. Arruolarmi all’esercito dell’ozio. Farmi equinozio in equilibrio tra luna e sole.
Essere onnipaziente. Comprensivo, senza istituto. Aperto, senza negozio.
Voglio dirigere il traffico dei sogni e seguirli fino in fondo. Reclutare carezze per chi non le possiede.
Mettere un piede nell’esserci sempre, per gli altri.
Voglio erigere un castello d’aria e di nuvole, dare il centro alle periferie. Smussare gli angoli, riempire di coriandoli la testa dei maligni.
Voglio cucire fiori sul ciglio dei marciapiedi, illuminare piazze di persone. E masticar parole ormai desuete: comunità, compagni, partecipazione.
Voglia fresca, sulla soglia di una saracinesca mai abbassata. Voglia ostinata, voglio. Di un tempo che arriva se lo lascio entrare, se sarò capace e curioso di obbedire.
All’istinto che sono, che siamo. Che siamo pioggia che bagna e che nutre, che disseta e rincuora.